Mancanza d'acqua, anziana di 92 anni costretta a lasciar casa
Gentile Redazione,
mi permetto di scrivervi
...Intervista a Stefano Amato
Intervista a Cosimo Vattimo
Intervista a don Pino Straface
Focus amministrative 2024
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Nel tempo c’è il viaggio o nel viaggio bisogna fare i conti con il tempo? Il tempo cammina sulle e nelle nostre vite. Inevitabilmente. Inesorabilmente. Si fa spazio. Amico mio, caro Franco la vita è sempre fatta di condivisioni e divergenze. Noi ci siamo sempre compresi. Ed ora ascoltami tra le parole e le pause.
Si concede agli spazi in un immaginario che tenta di catturare i sogni, il sogno. Quel tempo sul quale tanto abbiamo discusso.
Il tempo quando entra in quella dimensione del viaggio spirituale, tra l'Esodo e l'Avvento, è sempre un restare nell'Essere e nelle nostre esistenze come miracolo e come pagina contemplante.
Certo, tanti sono gli approcci che possono permettere una chiave di lettura a queste dimensioni che io ho sempre considerato metafisiche, pur nella mia costante disubbidienza alle visioni teologiche (lascia che usi questo termine forte).
Il nostro discutere in questo spazio di anni si è riversato su un argomentare articolato, ma sopratutto aveva un approccio divergente.
In più occasioni ho avuto modo di parlare della poesia di Francesco Fusca, scomparso recentissimamente (Spezzano Albanese, 13 febbraio 1948 – Corigliano Calabro, 30 giugno 2016) e le comparazioni, soprattutto oggi che bisognerebbe cominciare a storicizzare i suoi scritti, sono un fatto necessario per un poeta che ha attraversato e studiato la poesia accanto alle altre arti. Recensendo il libro “Origami” feci proprio questa considerazione.
La poesia di Fusca resta prevalentemente una poesia d’amorosi sensi. La mia lettura tra le pieghe di “Origàmi di Versi e Scatti” di Dario Broch Ciaros e Francesco Fusca potrebbe essere viziata dal mio convivere con la poesia della sensualità di Antoni Garcia. Ma ognuno di noi è attraversato dai vizi. Assurdi o non assurdi perché l’assurdo è un tassello dell’alchimia che vive non in mezzo alla via di mezzo, ma è la via di mezzo che il poeta, l’artista, l’indefinibile ascoltano e traducono in emozioni.
Tutti noi abbiamo un appuntamento nel 2018, cui non possiamo mancare. Esattamente nella primavera di quell'anno ci sarà uno degli eventi più sconvolgenti della storia dell’universo. Il mondo dell’astronomia è già in fibrillazione: due stelle si incontreranno e ciò che accadrà si preannuncia straordinario. Infatti, una stella Pulsar, cioè una pallottola di materia iperdensa che ha la sfacciataggine di contenere in soli 20 km di diametro una massa quasi due volte quella del nostro beneamato Sole e che gli astronomi hanno battezzato J2032+4127, più brevemente J20132, avrà un incontro ravvicinato con una delle stelle più brillanti della nostra galassia MT91213, o semplicemente “Be" per gli amici.
Il quadro, uscito dalle ultime competizioni amministrative di giugno, non mi pare chiaro ed univoco. I risultati dei ballottaggi di ieri, certamente, hanno amplificato la misura dell'insuccesso elettorale del Pd, il quale ha perso 4 capoluoghi di regione su sei. Il Movimento 5 Stelle, non solo ha espugnato, clamorosamente, Roma, sebbene fosse già nell'aria, dopo i vari scandali che avevano coinvolto le precedenti amministrazioni, ma addirittura l'ex capitale d'Italia (Torino), ribaltando l'esito del primo turno (e “mandando in pensione” un importante leader nazionale come Fassino).
Numerose città, amministrate da “giunte rosse” (45 su 90) come Trieste, Grosseto, Novara, Brindisi, Pordenone, Benevento, Crotone ed Olbia hanno cambiato colore. Emblematica la sconfitta di Sesto Fiorentino, comune governato ininterrottamente dal 1899 dalla sinistra, che racconta molto bene l'aria che tira intorno al partito di Renzi.
“Non sono andato nel Vietnam perché credo che ognuno abbia il diritto di vivere tranquillo nella propria casa. Non vedo perché uno solo di noi neri americani che sono privi della loro terra avrebbero dovuto andare a combattere contro chi stava tentando di difendere la propria terra”. Così parlò Muhammad Alì. La leggenda del pugilato ci ha lasciato il tre Giugno scorso. Aveva 74 anni. Era malato di Parkinson. Troppo facile, e forse non del tutto veritiero, sostenere che il combattimento più importante è stato perso da Alì. Perché Alì questa battaglia l’ha vinta, anche solo per il coraggio e la dignità avuti nel mostrarsi malato, ammantato della sua fragilità, così come lo fece della sua forza. Non fu solo un pugile. E’ sicuramente riduttivo parlarne in questi termini.
Il 28 maggio scorso è morto Giorgio Albertazzi, aveva 92 anni. Attore e regista. Ha calcato le scene fino all’ultimo, dimostrando estrema bravura, maestria, lucidità. È stato uno dei primi divi televisivi: acclamato, bello, affascinante, supponente, sfacciato, vanesio. È stato protagonista di letture poetiche e di sceneggiati di grande successo. Nel 1943 aderì alla Repubblica di Salò, nel 1945 fu arrestato per collaborazionismo e trascorse due anni in carcere, grazie all’amnistia voluta da Togliatti fu liberato nel 1947. Albertazzi non rinnegò mai la sua adesione alla Repubblica di Salò, ed è ovvio (e giusto: il fascismo è anticostituzionale, è un crimine non un’ideologia, come sosteneva Pertini) che ciò creò non poche polemiche. Giorgio Albertazzi ha sempre sostenuto di aver combattuto per l’Italia, dichiarando che sia i repubblichini che i partigiani “Hanno abbracciato una posizione di dignità, di morale e di fermezza”.
Marco Pannella, storico leader del Partito Radicale Italiano si è arreso alla morte, all'età di 86 anni. La politica italiana rimane orfana del “leone della Libertà”.
Ha intrapreso a svolgere l'attività politica nei primi anni cinquanta, essendo stato tra i fondatori nel 1955 del Partito Radicale dei democratici e dei liberali, formazione politica promossa dalla sinistra liberale fuoriuscita dal Partito Liberale Italiano, braccio politico, inizialmente, del settimanale il “ Mondo” di Pannunzio.
Marco Pannella indiscutibilmente è stato il protagonista delle battaglie civili tra gli anni anni settanta fino ai nostri giorni. Storiche sono state quelle sull'aborto e il divorzio, ma anche sul nucleare, la responsabilità civile dei magistrati il maggioritario, quella per i diritti dei detenuti e per la "giustizia giusta" (nel nome di Enzo Tortora).
La politica, così vituperata, pur con “qualche” ragione, può anche regalarci uomini coerenti e battaglieri. Sicuramente esempio di tale coerenza è stato Marco Pannella, che ci ha lasciato il 19 Maggio scorso. Marco Pannella è stato, dagli anni Settanta fino al suo ultimo respiro, un uomo coraggioso e controcorrente, capace di scuotere le coscienze di un’Italia borghese, bigotta e clericale. Lottando per uno dei principi della nostra costituzione: la laicità dello Stato. Al di là del nostro intimo sentire è questa la verità: lo Stato italiano è laico, Marco Pannella più volte ce l’ha ricordato. Lottando e difendendo quella laicità di cui tutti facciamo uso. Aveva 86anni. Era malato. Gravemente. Ma restava ironico, coerente, in qualche modo istrionico. Il suo ultimo messaggio: “Continuate”. Quasi evangelico. Un evangelismo laico. Libero. Sue le battaglie per il divorzio, l’aborto, la legalizzazione della cannabis (per questo fu anche arrestato: aveva distribuito marijuana, atto provocatorio, di “disobbedienza civile”, come lo stesso Pannella lo definì, contro il proibizionismo), il diritto ad una morte dignitosa, il referendum sul nucleare, le condizione delle carceri, dei detenuti, una sua costante. Ha scosso la politica italiana, il suo provincialismo feroce, e le nostre coscienze a suon di referendum e scioperi della fame e della sete. Sua anche la provocatoria (e forse discutibile, ma sicuramente abbiamo visto di peggio) scelta di far entrare in politica Ilona Staller e Moana Pozzi. Ha stupito, ha indignato, sicuramente ha cambiato la storia del nostro Paese. La coerenza sui diritti civili non è mai diventata coerenza ideologica: era un radicale, liberista, libertario, un po’ a destra un po’ a sinistra, con qualunque schieramento potesse appoggiare le sue battaglie, renderle realizzabili, del tutto indifferente al resto. Chi vi scrive ha un’altra idea della politica: mi schiero, sempre, e da un’unica parte. Chi vi scrive, pur convinta della “giustezza” ideologica, dello stare, liberamente, da una parte o dall’altra, non può non riconoscere in questo oscillare pannelliano l’essenza delle sue battaglie: l’importante era realizzarle. Rendere concreto quel concetto di libertà ancora troppo aleatorio. E allora grazie caro Marco. Grazie per il divorzio. Grazie per l’aborto. Grazie per l’attenzione agli ultimi. Ai detenuti. Alle donne. Grazie per aver lottato per una morte dignitosa. Per il referendum sul nucleare. Per aver lottato per la legalizzazione della cannabis. Per tutti i diritti civili che testardamente hai difeso. Per non esserti arreso. Mai. La società italiana ti deve tanto. Ciao, Marco (Pannella).
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VERONA - Le aziende vitivinicole della Calabria di scena alla 50esima edizione di Vinitaly, dal 10 al 13 aprile 2016, nella città di Verona. Le diverse aziende calabresi sono in vetrina su uno spazio di oltre 900 mq che la Regione Calabria (Dipartimento Agricoltura e Risorse Agroalimentari) ha offerto ai suoi produttori con un unico messaggio rivolto almercato italiano ed estero. La Calabria oggi ha un patrimonio di circa 350 vitigni, con 12mila ettari di vigneto e una produzione di 400mila ettolitri all'anno, di cui 70% rosso e 30% bianco. Circa 10 milioni di bottiglie prodotte di cui il 15% immesse sul mercato estero, con particolare riferimento alla Germania. Le aree di produzione principali sono concentrate nei territori di Crotone, Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria. Da nord a sud, quindi, i vitigni autoctoni calabresi danno vita a moltissime varietà di vino, tra cui 9 con la certificazione DOP e 9 con denominazione IGP.
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