• C'eravamo tanto amati...

     

    C’eravamo tanto amati, e poi, non ci amammo più. Succede. L’amore è eterno finché dura, sosteneva (ancor prima di Carlo Verdone) Henri de Regnier. Il matrimonio non si sottrae a questa massima: anch’esso è eterno solo finché dura. L’Italia nel Maggio del 1974, esattamente quaranta anni fa, tramite un referendum, ebbe la sua legge sul divorzio. Il fronte dei divorzisti lottò per i diritti civili. Fu una battaglia di civiltà.

  • Cambiamenti

    In terra di Lombardia è… “scoppiato” il caldo. Ci ha colti all’improvviso, cocente, bello e dannato. Un anticipo di Estate (che rammenda quella vecchia storia sulle mezze stagioni…) se pur il sole ha effetti positivi sull’umore rispetto al grigio, anche esso presenta le sue problematiche. Prima fra tutte il cambio dell’armadio. E’ da ieri che armeggio con scatole e sacchi da aspirare, fra maglioni e magliette. Coperte, piumoni e copri letto, ma non possedendo un’intera giornata per occuparmi di ciò il tutto è stato fatto… un po’ alla buona, per così dire… I nostri armadi presentano ancora qualche capo invernale, al quale si sono aggiunti leggins di cotone e magliette e pantaloncini.

  • Come quando ti cade un dente (e l’infanzia è passata da un po’)

    Alla fine il mio dente “ballerino” è caduto. Verso altri lidi. Lontano dalla mia bocca e dal mio sorriso. Domani inizieranno le grandi manovre, ed il dentista mi restituirà la mia grazia. In questi giorni, il dente deficitario è proprio davanti, ho evitato di sorridere. Mi sono nascosta dietro l’eterno broncio di Brigitte Bardot, che fa sempre tanto… “sintomatico mistero”. Mio marito e mia figlia, con una certa ironia macabra, mi hanno dedicato una canzoncina che mia madre cantava a Ginevra: “Fammi crescere i denti davanti te ne prego bambino Gesù…” (Si sa, Gaber l’ha insegnato, la mamma è sempre un po’ democristiana…).

  • Dad (Come d’amore disperato...)

    Una settimana fa in terra di Lombardia è ripartita la Dad (Didattica a distanza) per alcune classi della primaria, tra le quali quella di mia figlia, per un caso di sospetto Covid. Sull’Italia tutta, nel frattempo, si abbattono i nuovi inevitabili DPCM. E voilà Calabria e Lombardia sono equiparate come non mai, dove non ha potuto l’unità di Italia ci è riuscito il virus. Con qualche distinguo però: la Lombardia è zona rossa, e quindi fra le regioni con maggiori restrizioni, per numero di contagi, in Calabria ciò accade per mancanza di strutture ospedaliere.

  • Di infanzia e di anarchia…

    I bambini per loro stessa natura sono anarchici: del tutto refrattari alle regole, meravigliosamente istinto. La mia, di bimba, poi nell’anarchismo eccede, ma credo sia una questione genetica. L’importante è che segua tre regole (fondamentali per la nostra sopravvivenza): tenermi la mano quando usciamo, mangiare seduta, andare a dormire presto. Per il resto si naviga un po’ a vista con buona pace di consigli non richiesti, manuali di pedagogia, e tata Lucia. I cartoni sono una costante del nostro viver quotidiano (sforiamo di gran lunga la mezz’ora consigliata), “Masha ed Orso”, così come Peppa Pig onnipresenti.

  • Di infanzie (contaminate)

    Il Natale è appena trascorso, resta un ultimo scorcio festivo, prima che la normalità riprenda il suo ritmo quotidiano ed in qualche modo rassicurante. Il primo gennaio per tutti è tempo di bilanci, aspettative, e buoni propositi. Come ogni anno mi riprometto, mentre sto per accendermi un’altra sigaretta, di smettere di fumare e dimagrire (pensando alla cena). E poi auguro a me stessa, alla mia famiglia, ai miei affetti semplicemente serenità.

  • Di poesia e corse quotidiane…

    I bambini, come è ampiamente risaputo, hanno i loro tempi, un po’ al di là della frenesia contemporanea. Vivono poeticamente il presente, l’attimo che fugge, il concetto di “poi” o “dopo” è molto relativo, ciò crea anche la loro impazienza. Assaporare il momento, vivere con leggerezza è arte allo stato puro, e molte volte anche utopia. Il tempo che scorre esiste, così come esistono orari di tram ed autobus. Io non vivo il mondo dorato (ed anche abbastanza monotono) degli spoot pubblicitari. Mi muovo, anche con qualche difficoltà, nel mondo reale. La mattina a casa mia i sorrisi non si sprecano: sono una conquista. La colazione i cartoni mattutini (sì lo so non si dovrebbe…) il passaggio dal pigiama ai vestiti è una vera corsa contro il tempo, più che nel Mulino Bianco tutti e tre veniamo catapultati in un film di Indiana Jones.

  • E la chiamano Estate ….

    anna de blasiE la chiamano Estate, questa Estate senza te… Pene d’amor perduto, ed anche incipit da dedicare al sole e alla sua latitanza, per questo 2014. Pioggia, vento, clima autunnale, grigio un po’ in tutta Italia. E così per questo 2014 è rimandata la prova costume, e forse chissà per la prossima Estate le smagliature da post gravidanza saranno un ricordo, e la prova sarà superata … Forse… Anche se oggi in terra di Lombardia dove mi trovo il sole si è degnato di far capolino: il 31 Luglio è finalmente Estate.

  • E poi ci sono le donne “Perfette”

     

    Esistono (a differenza dei dinosauri non si sono ancora estinte) le nemiche numero uno della questione di genere e dell’universo femminile tutto: le donne. Quelle perfette (o che credono di essere tali). Con le loro vite perfette. Con mariti e figli perfetti. Con matrimoni da far invidia ad Albano e Romina dei tempi d’oro.

  • Ecco perché non ti ho mai chiamAuguri Ginevra

    La vita pur nella sua contraddittoria complessità molte volte si alimenta di semplice regole, o se vogliamo ”verità”, una di queste è il diritto all’infanzia. Non sempre però esso è garantito. Troppe infanzie vengono negate, se pur in modo diverso: dalla negazione della stessa sostituita dal lavoro, alle morti violente causate, la malattia, le guerre, le perdite. In un contesto normale, o percepito come tale, altre possono essere delle violazioni dell’infanzia, che se pur meno tragiche di quelle appena citate, hanno il loro peso.

  • Fra Sanremo, febbre e denti che ballano

    Si è appena conclusa la kermesse canora più famosa d’Italia: il festival di Sanremo. Io non l’ho seguito, o meglio l’ho seguito atipicamente: l’ho visto in replica il giorno dopo. Ho scoperto da un po’ che mia figlia, Ginevra, ha un’anima pop. Ha visto la pubblicità della gara canora e ne è stata subito conquistata. Siccome la sera dorme entro le 20.30 le ho fatto rivedere le puntate il giorno dopo. In ritardo di un giorno anche noi ci siamo sanremizzate. A mia figlia è piaciuta Annalisa (ca vans sa dire dato i gusti musicali che sta sviluppando, con mia buona pace) e Avitabile (Però!).

  • Ginevra e Mia

    Ginevra e Mia sono due bimbe di tre anni e mezzo l’una, di non ancora tre l’altra. Ginevra e Mia sono amiche, come si può esserlo a quell’età: un misto di opportunismo e entusiasmo e tenerezza e rabbia definisce il loro legame. Ginevra e Mia sembrano voler dare ragione ad Oscar Wilde: “Le donne si chiamano sorellina solo dopo essersi chiamate in tanti altri modi”. Ginevra e Mia potrebbero scatenare l’inferno per una bambola ambita da entrambe, anche se attorno a loro ci sono altri tremila giocattoli. Ginevra e Mia non stanno mai ferme o zitte. Si abbracciano, ballano assieme, cantano, litigano, e poi si riabbracciano, tutto nello stesso istante. Uscire con Ginevra e Mia è divertente e stancante: è un marasma di emozioni e crisi mammesche. Ginevra e Mia cresceranno, e forse saranno ancora amiche.

  • Ginevra, ad esempio...

    In un caldo pomeriggio di estate navigando in rete mi sono imbattuta in un post su facebook. Un post che avrei potuto scrivere io, d’altronde tanti pensieri altrui in qualche modo ci appartengono. Nel suddetto post viene descritta una giornata in piscina di una mamma con prole a seguito. La mamma in questione è preoccupata perché suo figlio vivacissimo gioca e “disturba”, dopo averlo vanamente ripreso rassegnata capitola. La titolare del post sostiene che il bimbo non disturbava affatto, era semplicemente vivo. E che anche lei si è trovata nella situazione di chi capitola difronte all’ineluttabile vivacità dei più piccoli. Anche io non posso fare altro. Ginevra canta, gioca, balla, ingoia la vita e ce la vomita addosso.

  • Gli stivali

    L’Estate non si vive, in essa si inciampa, quasi inconsapevolmente. Un po’ come la felicità non rincorsa, quella sulla quale non si lavora, che semplicemente accade. Capita, che essa arrivi senza il nostro impegno. Il caldo può sorprenderti, proprio come una metafora: dopo la pioggia torna sempre il sereno. Si può non essere pronti a questa improvvisa epifania di emozioni e sole. Praticamente non pronti. Ed infatti io mi aggiro per le strade di Lombardia si sbracciata ma con immancabili stivali.

  • Il centro commerciale, Masha ed Orso, io e mio padre

    Riprende il ritmo delle cose, fra alti e bassi emotivi, l’attesa di un pieno autunno, (adoro questa stagione), le piogge sottili settembrine, i primi raffreddori, la scuola materna e le visite al centro commerciale. Come ho avuto modo più volte di scrivere non amo particolarmente questi posti, dei non luoghi, dove il senso dello stare assieme si svilisce in qualche modo, e dove fra acquisti compulsivi e le varie “offerte incredibili” anche noi diveniamo un po’ merce, confusi con i prodotti che acquistiamo. Come se essi riuscissero a riscattare in qualche modo le frustrazioni che assimiliamo. Che subiamo. Delle quali, a volte, ci nutriamo. Detto ciò devo ammettere di essere distratta (capita la domenica di essere senza qualcosa che ci serve), ed aggiungere, cosa ancora più rilevante, che i fine settimana il centro commerciale di solito organizza incontri fra bimbi ed i loro “idoli”. Ginevra, due anni e mezzo, ha il diritto, al momento, di essere anche conforme, di amare ciò che amano tutti i bimbi (già canta CCCP ed affini, non vorrei venisse crocifissa in sala mensa...).

  • Impressioni di settembre (e la scuola materna)

    Anche questo anno, come ogni anno, l’estate è finita. Anche questo anno, come ogni anno, è tornato settembre con tutto il suo carico di malinconia, e di ri-inizio, d’altronde settembre è un po’ un capodanno morale. È il mese che dopo la lunga pausa estiva tutto riprende, guccinianamente il “mese dei ripensamenti sugli anni e sull’età”. Il mese delle perplessità. Ed io, come ad ogni settembre, mi sento un po’ personaggio in cerca d’autore, e mentre provo a divenire autrice di me stessa, sistemando vari pezzi di me, l’abbronzatura, (dato il mio essere quasi diafana) conquistata a fatica, velocemente svanisce, ed il caldo persiste. Questo settembre ha da subito un nuovo inizio: la scuola materna di Ginevra. Lei assetata di vita ha accettato con entusiasmo la novità. È felice! Non un capriccio, non una lacrima. A dire il vero è anche stata preparata all’evento. Nessuna lacrima da parte di nessuno: i bimbi hanno il diritto alla libertà, a stare fra simili, poi per essere sinceri sinceri uscita dalla scuola materna una lacrimuccia ha fatto capolino, ma gli occhiali neri da diva hanno molteplici funzioni. E così le mie, le nostre, giornate diventano più frenetiche e piene: sveglia alle 6.00, tram, andate e ritorni, ed in men che non si dica siamo passati dai CCP a “Caramella, caramella”... La vita fa il suo corso. Il punk rock cede il passo alla poetica infantile di mia figlia. Le nostre serate si dipingono di colori, giochi, entusiasmi, un eterno asilo dalle nevrosi adulte, anche dal mio cercarmi, trovandomi, pur senza impegno, nelle note di “Buttiamo la tristezza dal balcone”, e allora sì, Ginevra cara, hai ancora una volta ragione tu: incertezze, titubanze settembrine, buttiamole tutte via, dalla finestra, perché questo tuo nuovo inizio sta insegnando anche qualcosa a me: rientrare in contatto con il nostro aspetto ludico. Respirando la vita. Facendoci anche accarezzare da essa. L’aria settembrina presto cederà il posto a questa lunga estate, i colori dell’autunno ci avvolgeranno come un caldo abbraccio, tutto riprenderà, assieme ai tuoi sorrisi, alle tue canzoni, ed io, fra articoli rimandati, lavoro, stress mammesco, ancora troverò ristoro nel mio vederti crescere: Buon inizio Ginevra. Buona vita, sempre.

  • Improvvisando

    La vita, si sa, è eterna improvvisazione. C’è sempre qualcosa che sfugge o che non si incastra perfettamente, c’è sempre un equilibrio da reinventare ed un nuovo orizzonte da esplorare. Ciò avviene non solo per i GRANDI cambiamenti dell’esistenza, ma è nel vivere quotidiano che le nostre abilità circensi devono palesarsi completamente. Succede di essere migrante. Succede di essere donna. Succede di essere mamma. Succede (e vivendo in Italia è proprio il caso di scrivere succede…) di lavorare. Succede di non avere nessuno che possa tenere Ginevra. E allora l’arte dell’improvvisazione deve esplodere in tutta la sua essenza.

  • Io, Ginevra e il sistema

    Anche in terra di Lombardia esistono delle domeniche autunnali bellissime, in cui il sole di questa splendida stagione sembra volerti abbracciare. E’ un peccato, anche per la mia proverbiale pigrizia, starsene a casa. Soprattutto se in un momento di infinita vanità ci si è dedicati ad un trucco perfetto, quasi da settimana della moda (giusto per restare in tema con il capoluogo lombardo) e non volendo sembrare ai miei stessi occhi il protagonista de “l’inquilino del terzo piano” di Polanski (uomo si vestiva da donna, curando i minimi particolari di trucco e parrucco per poi restarsene a casa, o al massimo andare al parco a schiaffeggiare bambini), amo i disadattati ma non sempre mi piace essere una di loro, mi sono decisa ad uscire, con prole a seguito. C’era una specie di festa, tipo un rodeo texano, e stand, e gente, e innumerevoli bimbi, e Ginevra urlante, concitata, bellissima, felice.

  • Io, lei, lui e un divano

    La felicità non esiste, o almeno quella totale che ti fa vivere in un perenne stato di euforia. Esistono le conquiste personali, le soddisfazioni, gli attimi di adrenalina pura, gli affetti che ci rendono meno soli in questo eterno errare che è la vita. Ognuno di noi ha il proprio concetto di felicità, e, per dirla con Tolstoj, “le famiglie felici si somigliano tutte, ogni famiglia infelice lo è a suo modo”. Sulle famiglie, così come sugli individui, non può calare dall’alto di cliché pubblicitari un’idea unica di “felicità”, un modello egemone. E per fortuna, anche se gli stereotipi sono ancora tanti, da un po’ si legge di famiglie non da mulino bianco, di madri non sempre perfette e felici e sorridenti, la famiglia sembra diventare più reale.

  • Io, Sally

    Sally è la mia amica egiziana. È una mamma che ho conosciuto all’asilo frequentato da mia figlia. Sally è di fede musulmana, io sono atea. Sally parla poco, ma bene, l’italiano, io poco e male l’inglese. Sally è velata, io, per lo più, scollata, anche in terra di Lombardia e anche in Autunno. Sally non si trucca, io senza trucco mi sentirei nuda. Io e Sally passiamo i nostri pomeriggi, con rispettiva prole, al parco, e, a volte, andiamo a prenderci un aperitivo: succo per lei, birra per me. Io e Sally, malgrado i problemi linguistici, ci capiamo, parliamo un assurdo gramlot fra inglese ed italiano.

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L'Editoriale

Siamo pronti al cambiamento?

Quando nel mese di marzo del 2009 cominciai a pensare a un servizio di informazione per “il mio” territorio, ricordo che condivisi subito la cosa con il caro amico Raffaele Fera. Più avanti di me nell'età e ormai in pensione, non solo mi appoggiò...

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