Ginevra e Mia sono due bimbe di tre anni e mezzo l’una, di non ancora tre l’altra. Ginevra e Mia sono amiche, come si può esserlo a quell’età: un misto di opportunismo e entusiasmo e tenerezza e rabbia definisce il loro legame. Ginevra e Mia sembrano voler dare ragione ad Oscar Wilde: “Le donne si chiamano sorellina solo dopo essersi chiamate in tanti altri modi”. Ginevra e Mia potrebbero scatenare l’inferno per una bambola ambita da entrambe, anche se attorno a loro ci sono altri tremila giocattoli. Ginevra e Mia non stanno mai ferme o zitte. Si abbracciano, ballano assieme, cantano, litigano, e poi si riabbracciano, tutto nello stesso istante. Uscire con Ginevra e Mia è divertente e stancante: è un marasma di emozioni e crisi mammesche. Ginevra e Mia cresceranno, e forse saranno ancora amiche.

Non litigheranno mia più per una bambola, e mi auguro non lo faranno mai per un ragazzo. Diventeranno donne, e capiranno che la lotta per la conquista dei loro diritti non può mai arretrare. Ginevra e Mia realizzeranno i loro sogni e progetti, o almeno lotteranno per essi. L’età adulta le abbraccerà con tutto ciò che comporta il crescere, ma spero manterranno un po’ della loro sana schiettezza. Spero che sapranno litigare per poi abbracciarsi, e ridere, ancora, di loro stesse. Ginevra e Mia saranno ciò che vorranno essere. Sapranno districarsi nell’infinito di possibilità che la vita offre, e qualche opportunità sapranno anche inventarsela, come ora inventano i loro giochi. Ginevra e Mia, così come Gaia, Rodhaina, Antonio, Gabriele, Aurora, Brandon, Nicole, Lucienne, Gabriel, Andrea, Paolo, Tommaso, Emma, Lorenzo, Stefano, Gabriel, così come tutti i bimbi del mondo spero abbiano sempre il diritto di professare il loro credo religioso, politico, o di non appartenere a niente e nessuno se non a loro stessi. Spero potranno vivere la propria sessualità qualunque essa sia senza pregiudizio alcuno. Spero che l’empatia apri i loro occhi al mondo, anche a quel mondo da noi occidentali defraudato, stuprato, e dal quale oggi ci sentiamo minacciati. Ginevra e Mia e tutti gli altri, anche al di là dell’occidente, spero potranno andare a sentirsi un concerto senza dover morire. O pregare in una moschea o in una chiesa, senza rischiare niente, in ogni latitudine geografica. O partecipare ad una manifestazione senza essere pestate. Ginevra e Mia, e tutti gli altri, meritano un mondo migliore. Sta a noi lavorare per questo.

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