Esistono (a differenza dei dinosauri non si sono ancora estinte) le nemiche numero uno della questione di genere e dell’universo femminile tutto: le donne. Quelle perfette (o che credono di essere tali). Con le loro vite perfette. Con mariti e figli perfetti. Con matrimoni da far invidia ad Albano e Romina dei tempi d’oro.
Senza dubbi né nuvole. Per loro c’è il sole anche quando diluvia. E l’umidità sembra non avere nessun effetto sui loro capelli: manco a dirlo, perfettamente in ordine sempre. Non intraprendono battaglie: né personali, né politiche. La parola conflitto non la conoscono nemmeno: serafiche e belle. Che se poi le guardi bene belle belle non sono: non hanno espressione, perse nella loro costante ed immutabile impercettibilità. Non sai mai cosa pensano realmente: sono troppo bon ton per lasciarsi andare ad un sano attacco d’ira. Sono quelle eternamente tolleranti: rispettano il parere di tutti, loro, così perbene … Le riconosci subito: noi donne vere abbiamo il laser contro di loro. Scatta quell’irrefrenabile voglia di mandarle …, si è capito dove, quando le vedi. E’ come se suonasse un allarme. Non ti puoi sbagliare, sai chi sono ancora prima che ti sorridano (sorridono sempre!). Sono quelle a cui in confronto “Quella gran c…o di cenerentola” (è citazione colta: è Pretty Woman, che loro non hanno mai visto: è pur sempre la storia di una … meretrice …) è una sfortunata: loro hanno sposato l’uomo perfetto. Altro che principe azzurro o Richard Gere. Che, per inciso, è stato l’unico uomo della loro vita. Stira, cucina, apparecchia e sparecchia, stende i panni, lavoratore instancabile, marito fedele ed innamorato come il primo giorno, padre affettuoso. Ogni volta che parla del marito la donna perfetta sembra dettare un epitaffio. E nonostante faccia tutto lui, e la lei in questione non lavora certo in miniera, LEI, la donna perfetta, è sempre impegnata. E stanca (forse di se stessa???). Ma non troppo: non ama lamentarsi, lei è perfetta! La donna perfetta non sa cosa sia un rimorso o un rimpianto, un errore o una sconfitta. Un figlio complicato o una figlia ribelle: è uscita illesa anche dall’adolescenza della sua prole. Non scenderà mai in piazza. Non ha bisogno di difendere alcun diritto delle altre donne. Lei è fortunata. Nessuna urgenza politica o sociale le fa tremare l’anima. Che ognuno si arrangi come può. Lei può offrire solo un po’ della sua costernazione. O rammarico. O perfetta magnanimità. Lo fa ogni volta che incontra una donna che non ha figli perfetti, i cui figli soffrono ed il suo cuore sanguina, o che assiste genitori o marito malato, che ha dovuto rinunciare a se stessa, che non ha i capelli perfetti, che non ha un marito perfetto casalingo, che prima di trovare l’uomo della sua vita ha accumulato uomini e ferite, e che magari, a differenza sua, è dotata di senso dell’umorismo (la donna perfetta non è ironica: non ne ha bisogno). La donna perfetta offre un po’ dei suoi saggi e buoni consigli ogni volta che incontra quelle strane creature: le donne normali. Quelle che non sembrano uscite da uno spoot pubblicitario. Quelle che hanno le smagliature: nel corpo e nell’anima. Quelle con cui il rapporto è paritario e non da bambolina vezzeggiata. Quelle per cui la vita è lotta. Ed ha sapore. Quelle con cui non ti annoi. Quelle che vivono nella realtà: meravigliosamente imperfette. Quelle che amano. E soffrono. E conoscono non il prezzo ma il valore delle cose. E forse è per queste donne, quelle vere, che vale la pena di scrivere. E di vivere. Per le donne come mia madre.