“Lo scienziato come ribelle” è un libro dall’andamento desultorio che genera alla lettura picchi e brusche ricadute del pensiero simili a quelli tragicamente tracciati dai sismografi.

Bnl

Il motivo di tali oscillazioni contenutistiche ed espositive può essere facilmente rinvenuto nella mancanza di organicità strutturale del testo: Dyson raccoglie sotto uno stesso titolo recensioni, prefazioni e saggi da lui scritti nel corso degli anni senza però preoccuparsi di rintracciare un filo rosso che faccia da guida al lettore nella selva di tematiche e argomentazioni proposte.
Il titolo del libro, ad un primo approccio, può far balzare immediatamente dinanzi agli occhi le scene del film “L’attimo fuggente” (1992) in cui un talentuoso Robin Williams rompeva gli schemi dell’insegnamento tradizionale americano per far guidare i suoi studenti dal potere liberatorio e rivoluzionario della poesia, tuttavia di anticonvenzionale il libro di Dyson ha ben poco, fatta eccezione per un interessante capitolo su Thomas Gold, un «eretico moderno», colui che ha avanzato l’ipotesi (parzialmente dimostrata) di un’origine non biologica del gas naturale e del petrolio.
Sicuramente più validi risultano essere i capitoli in cui Dyson affronta questioni di carattere storico o riguardanti l’evoluzione del pensiero scientifico. Di particolare rilievo è la recensione al libro “Einstein in Berlin” di Thomas Levenson in cui sono dipinte le diverse mentalità dei paesi belligeranti durante il primo conflitto mondiale ed è tratteggiata analiticamente una storia sociale della Germania dal 1914 sino alla Repubblica di Weimar e all’ascesa di Hitler. La descrizione di questo scenario si avvale anche di preziose constatazioni di Albert Einstein, attendibile e appassionato testimone delle vicende del suo tempo, i cui toni richiamano da vicino un trascurato capolavoro della letteratura europea quale “Niente di nuovo sul fronte occidentale” di Erich Maria Remarque.
Di uguale intensità è il capitolo nel quale Dyson traccia una storia dell’evoluzione scientifica occidentale soffermandosi con particolare attenzione sullo sviluppo di due modelli scientifici diversi che hanno caratterizzato i secoli successivi: quello “baconiano”, incentrato sulla sperimentazione e l’accumulo dei dati dai quali trarre per induzione le leggi di natura, e quello “cartesiano”, caratterizzato dalla deduzione delle leggi per via puramente razionale e dalla successiva verifica sperimentale.
Non mancano ne “Lo scienziato come ribelle” interessanti profili di uomini di scienza come Robert Oppenheimer, finemente presentato nella triplice veste di scienziato, amministratore e poeta, ma il resto dell’opera si concentra su pericolose demolizioni dell’etica («La scienza prospera nel modo migliore quando usa liberamente tutti gli strumenti disponibili, senza essere costretta da nozioni preconcette di come la scienza dovrebbe essere» scrive Dyson), su problematiche pseudoscientifiche (la telepatia) e sull’esistenza di altri mondi (da segnalare a riguardo la balzana teoria dell’astronomo Martin Rees secondo cui gli esseri umani e l’intero universo potrebbero «essere simulazioni, prive di qualsiasi sostanza fisica, ed esistere solo come costruzioni mentali» di esseri superintelligenti in grado di «rieseguire il passato»).
Un’ultima nota positiva rintracciabile nel libro di Dyson è costituita da due brevi accenni al Congresso Internazionale dei Matematici tenutosi a Parigi nel 1900 (in occasione del quale il matematico David Hilbert propose un famoso elenco di 23 problemi, alcuni dei quali ancora irrisolti, che ebbero notevolissime implicazioni sullo sviluppo scientifico successivo) e al primo Congresso Internazionale di Fisica promosso dall’industriale Ernest Solvay e tenutosi a Bruxelles nel 1911.
In estrema sintesi “Lo scienziato come ribelle” è un libro che tradisce le aspettative del lettore ma, paradossalmente, forse proprio per questo, merita di essere letto.

Titolo: Lo scienziato come ribelle
Autore: Freeman Dyson
Traduttore: Libero Sosio
Editore: Longanesi
Collana: Il cammeo
Pag. 304

L'Editoriale

Siamo pronti al cambiamento?

Quando nel mese di marzo del 2009 cominciai a pensare a un servizio di informazione per “il mio” territorio, ricordo che condivisi subito la cosa con il caro amico Raffaele Fera. Più avanti di me nell'età e ormai in pensione, non solo mi appoggiò...

Parresia

San Marco Argentano: la sanità pubblica che muore per rinascere privata

Lettere alla Redazione

Vivere o esistere?

Mala tempora currunt

L'angolo del Libro

Tu ami troppo o troppo poco?

Gusto e Benessere

Tartare di pesce spada con frutta fresca e quinoa

Banner Sidebar 2

banner prova sidebar