anna de blasiC’è qualcosa che minaccia la vita di coppia, matrimonio/ convivenza/ fidanzamento. Qualcosa che in epoca post femminista non ha perso il suo potere. E non è la seduzione di altri parteners o… il logorio della vita moderna. No, niente di tutto questo: è il pranzo della Domenica. Rituale ancestrale. Costante che non conosce mode né epoche storiche. Eterno. Come gli alberi secolari, resiste alle intemperie della modernità.

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Chissà poi perché è proprio durante questi ritrovi che tutte le non sopportazioni, frustrazioni, esplodono. E del pranzo resta ben poco. Pane e veleno, diceva Totò. Ciò riguarda non solo il pranzo della Domenica, ma tutte le ricorrenze: pranzi natalizi e pasquali, ed affini. Quando non basta un semplice “No, grazie” per sottrarsi a questi inviti, i coniugi o futuri tali devono ricorrere alla fantasia: dal, non proprio fantasioso ma sempre funzionale, “mal di testa” al più originale, ma meno credibile, avvistamento di alieni. Io vivo lontana dai rispettivi famigliari e quindi il pranzo della Domenica è praticamente impossibile. Dover prendere un aereo per un pranzo è effettivamente eccessivo. Ho avuto di recente, in ogni caso, anche io il mio invito domenicale. Una cara amica, migrante come me, anche lei in terra di Lombardia per lavoro. Anche lei donna trafelata fra lavoro e famiglia. Anche lei mamma. Sono arrivata con il mio vestito migliore. No, non l’abito della festa né retaggio piccolo borghese, l’unico che non avesse come decorazione la pappina di Ginevra. Mi sono seduta a tavola, fra varie e piacevoli incombenze mammesche. Ho mangiato. Chiacchierato. Giocato con i bimbi, mia figlia ed il figlio della mia amica, bevuto caffè e liquore. Timidamente ho chiesto se potevo aiutare, e la mia amica mi ha graziato: ha fatto tutto lei. La giornata è trascorsa serena fra chiacchiere, Ginevra ha dormito, cliché fra uomini e donne (che hanno anche loro il proprio atavico fascino). Sono tornata a casa in serata, sazia, senza dover preparare per la cena, o lavare i piatti, o spazzare a terra, o controllare le mail, Antonio, il mio compagno, ha fatto addormentare Ginevra. La mia unica attività è stata leggere Vanity Fair. E se dopotutto il pranzo domenicale non fosse questo supplizio? In ogni caso se i parenti invitanti non sono tutta questa simpatia si può sempre fingere di essere sordi o muti. O farsi una sana risata su provocazioni e incomprensioni e godersi una Domenica da invitati non collaboranti.

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