Certamente positiva l'iniziativa del conferimento della cittadinanza onoraria a Don Fiorenzo De Simone che sarà formalizzata mercoledì 20 settembre in seno al Consiglio comunale di Spezzano Albanese.
Questa volta (e non può che far piacere) le istituzioni politiche locali sono state capaci di interpretare il sentimento diffuso di stima e riconoscenza della comunità verso un pastore che, dopo 15 anni di amorevole cura, deve separarsi dal proprio gregge.
Oltre alle condivisibili motivazioni pubbliche (“...per la dedizione e l'impegno ineccepibile nella cura pastorale della Comunità Ecclesiale; per il restauro e la cura certosina delle nostre Chiese; perché ha saputo incidere nel tessuto sociale, culturale e religioso della comunità e per la valorizzazione dell'identità arbëreshe”), il merito storico del neo-concittadino risiede nel fatto di aver conservato alla chiesa locale quella centralità all'interno della comunità arbëreshe più grande d'Italia.
Tutto ciò non è stato facile!
In effetti, a fronte di una regressione complessiva in campo politico, istituzionale, economico, sociale e culturale del paese (il quale, purtroppo, soffre, ormai, di un cronico stato di crisi d'identità), Don Fiorenzo, attraverso il proprio appassionato impegno, ha mantenuto, comunque, quella posizione di essenzialità e rilevanza storica propria della “curia” spezzanese, rimanendo vitale nel tessuto comunale.
Il bilancio è decisamente positivo, non essendo stata registrata alcuna retrocessione ovvero un processo di marginalizzazione delle istituzioni ecclesiastiche, bensì, al contrario, un costante rafforzamento delle attività pastorali, facendo assumere un ruolo attivo e di rigenerato riferimento della parrocchia nel contesto civico.
Sebbene un quadro generale dei tempi moderni del tutto ostile, unito alle persistenti e distruttive divisioni autoctone, i nuovi parroci designati ereditano una chiesa decisamente più sana e più solida rispetto a quella ricevuta dal parroco originario di Longobucco, il quale, per l'opera svolta, deve collocarsi, ormai, tra i padri storici della Chiesa spezzanese e tra quei personaggi significativi che hanno contraddistinto un'epoca complessa, difficile e caotica del paese arbëreshe.
Ad maiora!