Fatto salvo il Festival di Sanremo con l’incoronazione demoscopica di Claudio Baglioni ad “imperatore”, il Popolo Italiano si avvia ad eleggere (XVIII legislatura) il nuovo Parlamento con maggiore serenità.
Per l’assegnazione di 630 seggi alla Camera e 315 al Senato sono state avanzate in totale 12.428 candidature, il cui dato (Viminale) esprime per molti il superamento di una “pseudo-democrazia per cooptazione”, fondata su “rappresentanti nominati”, mentre per altri, al contrario, l’estrinsecazione di un “democraticismo pletorico patologico”, invece, per altri (disillusi), ancora, una specie di mero “concorso pubblico preferenziale”, al fine di una sistemazione lavorativa per privilegiati.

Il prossimo quattro marzo, comunque, vada la competizione elettorale per i cittadini italiani sarà, certamente un successo: tutti i programmi delle forze politiche italiane puntano alla riduzione della pressione fiscale, all’aumento delle retribuzioni, delle pensioni, alla crescita occupazionale, nonché a servizi gratuiti per tutti i cittadini più efficienti e moderni. “L’Italietta” nella prossima legislatura sarà trasformata dai vari Di Maio, Salvini, Meloni, Berlusconi, Renzi e Grasso, nell’Italia delle Meraviglie “...che tremare il mondo fa”. Tutto ciò fa ben sperare, anche, per un cambiamento di trend della Calabria, la quale potrà fondare il suo riscatto morale e civile su personalità, provenienti dalle storiche dinastie politiche calabresi come per esempio del calibro di Andrea Gentile, figlio del più famoso senatore Tonino Gentile, oppure di Giacomo Mancini junior, candidato del Pd nel collegio uninominale di Cosenza, ma pur sempre pronto a sacrificarsi per la sua terra natia, accettando un posto al Consiglio Regionale tra i banchi di Forza Italia. Eppure l’attuale ottimismo elettorale, invece di rallegrarmi, desta grande inquietudine perché non sussiste da parte del mondo della cultura, degli intellettuali più autorevoli di questo Paese una chiara e ferma reazione di opposizione agli ingannevoli messaggi demagogici del “tutto si può fare”.
Che fine ha fatto la classe dirigente italiana?
La verità sta nel fatto che la denominata “società civile” non è migliore di quella politica. In effetti, nessuno ha inteso porre un freno, durante l’attuale campagna elettorale, alle “bufale programmatiche” dei partiti, motivandone l’impraticabilità o gli svantaggi per il “sistema Italia”.
Non esistono torte da dividere: le risorse sono limitate. I conti pubblici restano in un equilibrio precario. Gli italiani devono comprendere che, purtroppo, in tale contesto, non è più sostenibile a breve-medio tempore uno stato sociale universale (assistenza-pensioni) come quello attuale, ove la società invecchia e l’immigrazione è osteggiata da quasi tutte le forze politiche in campo. L’era di Pantalone è finita! Tutto questo silenzio è veramente preoccupante: mai come questa volta l’elettore italiano si trova in piena solitudine a scegliere al buio, senza conoscere la reale situazione economica e sociale del Paese e le prospettive per il futuro.
Non andrò a votare. Non voglio pentirmi per l’ennesima volta!

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