Navanteri
Dopo la grave crisi finanziaria del 2008, che ha sconquassato il sistema economico occidentale, la maggior parte degli analisti ed opinionisti economici contavano in una lenta ripresa (verso la fine dell'anno 2009) che si sarebbe avvertita nell'anno 2010. Ma pare che le cose non siano proprio così, né, d'altronde, le previsioni sul futuro appaiono promettenti.
Bnl

Le misure anticrisi, adottate dai governi occidentali, di significative iniezioni di liquidità nel sistema non hanno, purtroppo, sortito gli effetti sperati se non la “stabilizzazione temporanea” delle istituzioni creditizie e finanziarie, le quali, al contrario dalle aspettative delle cancellerie o delle forze produttive, ben si son guardate di rimetterla (liquidità) sul mercato.
Ha ragione l'economista americano, Nouriel Rubini, il quale aveva previsto il Crac immobiliare che “Lo slancio di una vera ripresa non può venire dal sistema bancario e finanziario, che come dice il Fondo monetario ha ancora qualche migliaia di miliardi, circa 3, secondo il Fondo di perdite da colmare, e non può venire dal settore corporate, dalle imprese, a loro volta eccessivamente indebitate. E' possibile che, come sostengono gli ottimisti a oltranza, s'intraveda già la luce in fondo al tunnel della recessione. Bisogna capire se è la luce del sole o quella del treno che viaggia sparato in senso contrario”.
L'impressione, suffragata, peraltro, dai dati degli operatori economici, sembra quella di una recessione incerta, prolungata e complessa nella sua concreta risoluzione.
Nel prossimo triennio (2011-2012-2013), difatti, considerato il peso del debito pubblico, è improbabile una vera e propria ripresa, ma, piuttosto, un processo di crescita debole che equivarrà ad un stato sostanziale di stagnazione, che potrebbe, nondimeno, essere aggravata da un’impennata inflazionistica.
Quindi, la crisi immobiliare americana ha investito tutto il sistema occidentale, distruggendo in poco tempo immense risorse e destabilizzando le economie dei paesi più sviluppati.
Persino il nostro paese, che ha dimostrato maggiore solidità nell'affrontare lo scoppio della bolla immobiliare, ha visto ridursi di circa cinque punti percentuali il prodotto interno lordo per il periodo 2008- 2009.
I consumi delle famiglie hanno subito un calo significativo, riportandosi ai livelli del 1999.
Per non parlare poi degli effetti devastanti prodottisi sul lato occupazionale, l'Ocse ha rilevato dati allarmanti: in soli due anni, nei paesi più avanzati, la crisi economica mondiale ha fatto 17 milioni di disoccupati in più. Secondo l’Istat, infatti, il tasso di disoccupazione giovanile italiano è salito al 27,9% nell’ultimo trimestre.
Tutto ciò è inquietante!!
I dati sopra riferiti evidenziano un preoccupante impoverimento degli stati occidentali, i quali perdono terreno in favore dell'area Asiatica (Cina e India).
Dunque, il sistema economico occidentale (compreso quello italiano) è in ginocchio!!!
Secondo gli economisti per ripartire sono necessarie forti correzioni sul fronte della spesa pensionistica e sanitaria. Occorrono seri interventi sulla spesa di lungo periodo, innalzando, per esempio, l'età pensionabile, atteso che le finanze pubbliche di molti stati avanzati messe sotto pressione dalla crisi, sono destinate a saltare con tutte le conseguenze negative ad esse connesse.
Orbene, ancheper il nostro paese la strada è obbligata!! I problemi dell'economia italiana non sono più procrastinabili!!!
In tale contesto è ormai finito il tempo del “tirare a campare” e “delle alchimie contabili”.
Il governo, al di là delle battute ottimistiche del Premier, deve, in primo luogo, avere il coraggio di informare i cittadini italiani e le forze sociali sulla reale situazione economica in cui versa il paese (che è drammatica), e di conseguenza, adottare con coerenza, rapidità e senza tentennamenti i provvedimenti necessari, evitando, con fermezza, accomodamenti ovvero soluzioni politico-economiche pasticciate.
S'impone, dunque, obbligatoriamente, una svolta ovvero un cambiamento politico-culturale epocale, ove, anche, le forze dell'opposizione devono fare la loro parte, in modo responsabile, scongiurando posizioni conservatrici e strumentali.
Per uscire dal tunnel, purtroppo, in questa fase iniziale, valutato il quadro generale economico, nonché in virtù del grande indebitamento pubblico, è doveroso perseverare con una politica fiscale ferrea, mettendo mano, drasticamente, sul fronte della spesa pubblica ed innalzando l'età pensionabile.
Sebbene alcune azioni siano state avviate sia nel settore pensionistico (vedi Riforma Dini) che su quello della spesa Pubblica (manovra Tremonti 2010), esse appaiono, comunque, del tutto insufficienti.
E' giunto il momento di intraprendere una politica di contrasto duro ed efficace contro l'evasione fiscale che ha raggiunto livelli inaccettabili, accompagnata, comunque, da una semplificazione fiscale e normativa.
Va scongiurata ogni forma di “patrimoniale” ovvero di “incremento della tassazione su immobili, titoli pubblici e privati”, garantendo, fermamente, il patrimonio privato e, soprattutto, la propensione al risparmio che restano, nonostante tutto, i punti di forza dell'Italia.
A dispetto di “sacche xenofobe-razziste” dovrà realizzarsi una seria politica di rilancio demografico, attraverso l'assorbimento di un'immigrazione giovane e qualitativa, nonché una valorizzazione della famiglia con l'introduzione di misure fiscali perequative.
In parallelo bisogna attivare una politica di lotta frontale all'assistenzialismo, al parassitismo politico e sindacale ed all'inefficienza burocratica, nonché ai privilegi corporativi.
Tuttavia, le predette misure anticrisi, da sole, sono inidonee sia a ricomporre l'attuale crisi che a fronteggiare le sfide economiche internazionali.
Dunque, al rigore finanziario, nonché alla riduzione drastica della spesa pubblica, dovrà seguire, contestualmente, una crescita del sistema produttivo italiano, facendo leva sull'integrale liberalizzazione del mercato, eliminando, all'uopo, ogni forma di vantaggio, oltre all'applicazione di misure economiche espansive (o keinesiane) che mettano in moto il paese, attraverso la realizzazione di infrastrutture moderne (vedi teorie Paul Grugman).
A tutto ciò, a mio avviso, deve accompagnarsi una stagione di profonde riforme (di stampo liberale), finalizzate alla modernizzazione del “sistema-paese”, che dovrà puntare sul rafforzamento delle istituzioni politiche-partecipative, sull'innovazione tecnologica, ricerca, scuola (compresa l'Università), apertura del mercato del lavoro, valorizzazione delle risorse storico – artistiche - ambientali (si veda www.dirittodicronaca.it - editoriali 2010 - “L'Italia delle canzonette”).
Il paese vive un momento storico veramente topico e cruciale!
L'Italia si trova ad un bivio: da una parte esiste un sentiero stretto, ripido e tortuoso che risalirlo comporterà per tutti “lacrime e sangue”, mentre dall'altra parte vi è un precipizio senza fine.
A noi cittadini italiani la scelta!!
Auguri di Buon anno ai lettori di diritto di cronaca e a tutti i cittadini italiani.

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