
Mai come in questo caso la sopra riportata frase di Thomas Jefferson esprime con grande efficacia i reali rischi che le famiglie spezzanesi e del comprensorio corrono da qui a poco da parte della traballante Bcc della Sibaritide.
La ex cassa rurale, alla luce dello smisurato stato di credito deteriorato rispetto al patrimonio (pare circa 33 milioni di sofferenze), ha avviato le “imperative” ed “irreversibili” procedure di recupero giudiziale delle posizioni debitorie.
Come è a conoscenza di tutti nelle settimane scorse l'istituto di credito commissariato ha, ulteriormente, interrotto un numero consistente (circa novecento) rapporti bancari, con revoca unilaterale dei prestiti concessi (fidi, mutui, conto correnti, ecc..), scritturando a sofferenza i debitori che non hanno, entro tre giorni, restituito le somme precedentemente erogate.
Va da sé che la richiesta di recupero immediato del credito formulata dalla Banca, seppur legittima nella maggior parte dei casi, deve ritenersi, comunque, francamente inopportuna ed utopistica, considerata la congiuntura economica.
E' di tutta evidenza che la strategia del Commissario, è il segno evidente non solo di una decisione obbligata, per mere ragioni d'ufficio, in stretta aderenza alla normativa bancaria, ma la preferenza di opzioni, certamente lecite e comprensibili, ma, comunque, incompatibili con l'autonomia dell'Istituto di credito .
Quindi, la crisi della BCC, purtroppo, si evolve verso una direzione contrastante con le aspettative ed aspirazioni dell'imprenditoria locale, delle famiglie, dei soci e dei clienti tutti.
Si è arrivati al punto di non ritorno!!!
La Banca, in sostanza, non confida più nella capacità di rientro dei propri clienti e, quindi, corre ai ripari, azionando gli strumenti legali a propria tutela.
Difatti, la banca arbereshe, non solo ha espresso formale richiesta di restituzione entro tempi rapidi di tutti i crediti che essa stessa ha concesso al cliente, ma, altresì, posto tali posizioni a sofferenza bancaria, comportando inevitabilmente la segnalazione in Centrale Rischi di modo che tutti gli istituti di credito possano prenderne notizia.
La conseguenza diretta ed inevitabile della predetta strategia bancaria determinerà la formalizzazione espressa degli altri istituti di rientro ( entro quindici giorni) e successiva chiusura dei rapporti con l'automatico blocco di accesso al credito.
Da ciò ne discende che, oltre allo stato di paralisi economico-finanziaria del territorio, per come ricostruito in precedenti interventi, deve aggiungersi l'azione aggressiva della Banca di recupero coattivo del credito che si concluderà, dopo la fase del procedimento monitorio e pignoramento, con la vendita all'asta del bene immobile del debitore.
Dunque, si profila per molti spezzanesi la terribile e concreta ipotesi di vedersi sottratta, dopo innumerevoli sacrifici, la propria casa familiare da parte dell'istituto di credito locale.
Tale circostanza costituisce un'eventualità veramente drammatica, atteso che la casa per il cittadino italiano (e quindi per lo spezzanese) rappresenta un bene irrinunciabile, l'obiettivo primario di ogni famiglia, il segno di stabilità ed ancoraggio ai propri valori ed alla propria identità.
Pertanto, il venir meno “di tale mondo” e “contenitore di valori” avrebbe delle ripercussioni incalcolabili, producendo delle ferite sociali non facilmente guaribili.
Di conseguenza la crisi dell'istituto cooperativo, oltre ai fattori economici negativi (già riferiti), provocherà come effetto indiretto e secondario disparità sociali, preoccupanti lacerazioni e profonde divisioni nel paese del tutto incontrollabili.
Inoltre, l'attuale stato di necessità delle imprese e delle famiglie è in condizione di innescare processi di inquinamento dell'economia comprensoriale a vantaggio della criminalità organizzata, la quale avrebbe l'opportunità storica di consolidare il suo peso nel territorio e tentare di controllarlo a suo piacimento, violentandone la sua identità.
Un'eventualità del genere sarebbe veramente un peccato!!!
La cittadina arbereshe, sebbene innumerevoli sono i problemi (sempre denunciati da chi scrive e da tanti altri), pur tuttavia, è rimasta “un'isola felice” ovvero una cittadina civile, libera, tollerante, senza condizionamenti mafiosi di sorta rispetto ai paesi circostanti.
Tuttavia, il nuovo contesto storico avrebbe la forza di travolgere gli equilibri raggiunti: Spezzano Albanese da “paese dell'accoglienza, della libertà e del passeggio” rischia di trasformarsi nel “paese degli altri nel paese dei forestieri e delle barbarie”.
Tutto ciò è intollerabile!!!
La vera partita, quindi, se ancora non è stato compreso il senso, non riguarda, soltanto e semplicemente le sorti contingenti della Bcc della Sibaritide o la carriera di qualche bancario che pur di raggiungere i suoi scopi ha pugnalato (e tuttora pugnala) i clienti della banca, bensì il futuro del paese stesso, nonchè del territorio nella sua globalità.
In altra parole “Salvare la Bcc” significa “salvare le nostre case “ e ,perciò, significa “salvare il nostro paese, il suo tessuto economico-sociale, la sua cultura e la sua identità storica”.
Orbene, la sfida non deve concernere solo i soci della Bcc, il sindaco e le forze imprenditoriali, ma viceversa deve interessare tutti i cittadini.
Pertanto, è giunto il momento di porre fine alle strumentali divisioni e lavorare insieme per respingere fermamente le dinamiche avverse alla nostra comunità.
Perciò, è auspicabile che la battaglia intrapresa dai soci della Bcc, unitamente al sindaco e alle tante altre forze politiche e sociali locali non deve limitarsi ad essi, bensì deve allargarsi alla cittadinanza, nonchè Istituzioni Politiche (parlamentari del Sud; presidente della Provincia di Cosenza; Presidente della Regione Calabria; sindaci) alle istituzioni territoriali (Prefetto di Cosenza) alle istituzioni di Polizia (Questore di Cosenza; tenenza Guardia di Finanza; carabinieri ecc) associazioni di categoria (Assindustria di Cosenza e forze sindacali provinciali) per fare fronte comune contro ogni ipotesi di svendita del territorio!!