Navanteri

(Pensieri in libertà)
Ecco, di seguito, alcuni esempi di situazioni e conseguenti comportamenti che dovrebbero farci rabbrividire, ma di fronte ai quali, nella maggior parte dei casi, preferiamo volgere lo sguardo altrove, forse perché, in fondo, non crediamo più in quello che facciamo e se lo facciamo ancora, non è perché ci crediamo, ma solo perché non abbiamo ancora acquisito il coraggio di esternare in pubblico ciò che pensiamo nel privato.

Si tratta di situazioni da molti vissute con una complice rassegnazione, nella speranza di non rimanerne coinvolti e di fronte alla quali ci si limita ad una silenziosa e tutt’al più, sdegnata protesta che, quasi mai raggiunge la denuncia:
- Fare la fila all’ufficio postale, in banca, dal medico… ovunque.
- Viaggiare su un treno vecchio e sporco che non arriva mai.
- Constatare che bambini e adulti buttano le carte per terra, con un gesto naturale.
- Vedere i muri e i vagoni ferroviari imbrattati da pseudo artisti notturni.
- Fare finta di non vedere extracomunitari indigenti costretti ad elemosinare.
- Buttare nella spazzatura cibo e medicine scadute acquistate in eccesso.
- Vedere un medico/un docente che fuma in corsia/in aula.
- Sentire adolescenti che usano un linguaggio scurrile.
- Vedere cani trattati da esseri umani ed esseri umani come cani.
- Invidiare gli “Onorevoli” che maturano la pensione dopo 2 anni 6 mesi e 1 giorno.
- Sapere che troppi genitori non sanno mai dire “no” ai figli.
- Vedere i figli che fanno i capricci coi genitori, sapendo di averla vinta.
- Giustificare i genitori che scaricano le responsabilità sull’incapacità della scuola.
- Rassegnarsi nel vedere un prete che ha dimenticato la propria missione.
- Dichiararsi cattolico e assumere l’Eucaristia senza prima essersi confessati.
- Acconsentire che il commerciante decurti/ometta lo scontrino fiscale.
- Comprendere artigiani/commercianti/liberi professionisti che non emettono la fattura.
- Mostrarsi orgogliosi di evadere le tasse come ogni italiano “intelligente” sa fare.
- Sapere di ragazzine che vendono il proprio corpo in cambio di una ricarica telefonica.
- Leggere in cronaca, di minorenni in branco che si abbandonano allo stupro di gruppo.
- Venire a conoscenza di violenze e delitti consumati fra le mura domestiche.
- Sentire di lavoratori vittime di mobbing sul luogo di lavoro.
- Inorridire per la pratica dello stalking nei confronti di ragazze indifese.
Ci fermiamo qui, ma l’elenco non è per nulla completo.
Tutto questo nella consapevole certezza che la responsabilità primaria risiede nella famiglia che, di fatto, ogni giorno di più, per quanto inconsapevolmente, cede al suo ruolo di culla dell’educazione, nel folle tentativo di riporre la massima fiducia nel permissivismo, incapace com’è di assegnare un ruolo positivo e quindi educativo al rifiuto. Quali rimedi andrebbero messi in atto per favorire una inversione di tendenza, considerato che ricette prefabbricate e collaudate non ne esistono?
Fra le Istituzioni a cui affidare il futuro dell’umanità solo la Scuola e l’Educazione, sicuramente, possono rappresentare l’ancora di salvezza. Una scuola seria che promuova gli alunni meritevoli, ma che abbia anche il coraggio di non rincorrere il facile consenso dei genitori giocando su voti e giudizi al rialzo.

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